Genesi

    Genesi è il primo libro del Pentateuco e deriva da una parola greca che significa “cinque rotoli; volume di cinque parti”. Il Pentateuco è veramente un libro in cinque parti (da Genesi a Deuteronomio). Che fu in origine un libro è dimostrato dal fatto che il Pentateuco è chiamato in molti casi “il libro [singolare, non plurale] della legge di Mose”. (Neh. 8:1; Gios. 8:31; 2 Cron. 17:9) La sua divisione in cinque rotoli (che avrebbe facilitato il suo uso) è probabilmente più antica della Versione dei Settanta, ma è in questa versione greca che si trova la prima volta la divisione della “legge” in cinque parti. “Genesi” significa “origine, principio”, ed è il nome che la Versione dei Settanta dà al primo libro della Bibbia. Nella Bibbia ebraica questo libro è chiamato secondo la parola iniziale “Bereshìth”, che significa “nel principio”.
    Chi fu lo scrittore del libro di Genesi? Se noi determiniamo questo, viene stabilito lo scrittore dell’intero Pentateuco, poiché i suoi cinque libri costituirono “il libro della legge”, tutto di un solo scrittore. Troviamo la risposta nel primo comando di scrivere: “L’Eterno disse a Mosè: ‘Scrivi questo fatto in un libro, perche se ne conservi un ricordo’ “. Altra testimonianza dice: “Poi Mose scrisse”. “L’Eterno disse a Mose: ‘Scrivi’ “. “Mosè mise in iscritto le loro marce, tappa per tappa”. Quindi il racconto rivela che Mosè completò la sua opera di scrittore: “Mose ebbe finito di scrivere in un libro tutte quante le parole di questa legge”. Eso. 17:14; 24:4; 34:27; Num. 32:2; Deut. 31:24-26.
    Molti profeti e ulteriori scrittori della Bibbia attribuirono a Mose i primi cinque libri, riferendosi ad essi come alla “legge di Mose”. L’apostolo Giacomo parla di “Mose. … letto nelle sinagoghe ogni sabato”. Paolo disse: “Mose descrive così la giustizia che vien dalla legge: ‘L’uomo che farà quelle cose, vivrà per esse’ ”. (Atti 15:21; Rom. 10:5; Lev. 18:5) L’eccellente evidenza attestante viene dalle labbra di Cristo Gesù stesso: “Se credeste a Mose, credereste anche a me; poiché egli ha scritto di me. Ma se non credete agli scritti di lui, come crederete alle mie parole?” (Giov. 5:46,47) Che cosa importa dunque se in questi ultimi giorni molti alti critici desiderosi di attrarre attenzione diffondono un inesauribile torrente di teorie? La qualifica di Mose come scrittore non è stata mai messa in dubbio per 3000 anni, né può ora essere contrastata con successo.
    Il Pentateuco fu cominciato dopo che Mose era stato autorizzato a scrivere, cioè nel 1513 a. C, subito dopo l’esodo, e fu terminato quarant’anni dopo. (Eso. 17:14; Deut. 31:24-26) Genesi, essendo il primo rispetto al tempo e l’inizio di quell’“unico libro”, fu probabilmente completato per primo. Ma sorge la domanda: In che modo Mosè venne a conoscere la storia dell’uomo a cominciare da Adamo nell’Eden? Senza dubbio oralmente. E non fu necessario che passasse per molti uomini. Cinque anelli umani collegano Adamo a Mose. Questi anelli sono Methushelah, Sem, Isacco, Levi e Amram. Le loro vite si sovrapposero, e Methushelah visse durante gli ultimi 243 anni della vita di Adamo, e Amram fu il padre di Mose. Per rafforzare questa catena di comunicazione orale ci furono uomini come Lamec, Noè, Abrahamo, Giacobbe, ecc. Quale potente rammemoratore l’infallibile spirito di Geova Dio avrebbe fatto ricordare correttamente a questi uomini e avrebbe guidato colui che Egli aveva autorizzato a scrivere, cioè Mosè. (Giov. 14:26) La sua autenticità è attestata da innumerevoli riferimenti che ne fanno i profeti e altri scrittori della Bibbia, compresi gli apostoli, e dalle citazioni di esso fatte da Cristo Gesù. Molte sue profezie sono state meravigliosamente adempiute, ed altre si vedono ora in corso di adempimento. Tutto questo conferma che non potrebbe mai aver avuto un’origine terrena. Lo spirito di Dio dettò, Mosè scrisse e il racconto è verace.
    Il libro di Genesi contiene la più antica storia del mondo. Il primo versetto risale al remoto passato, dicendo con notevole semplicità: “Nel principio Iddio creò i cieli e la terra”. Nei successivi ventisei brevi versetti trascorrono 42.000 lunghi anni ed è descritta l’opera creativa di Dio in sei giorni di 7000 anni. Giorno e notte, l’ascesa di anelli, la comparsa della terra asciutta e il raccoglimento dei mari, la vita vegetale, le luci per governare il giorno e la notte, la vita animale, seguita da forme più alte di vita per animali terrestri, culminando infine nella creazione dell’uomo e della donna, tutti questi miracolosi avvenimenti di 42.000 anni si succedono rapidamente davanti agli occhi. La maestosa potenza del Creatore è vista all’opera. (1:1-31).
    La condizione benedetta della prima coppia umana è di breve durata. Essi son posti in Eden, viene data loro la legge di Dio come guida, e ricevono un glorioso mandato divino. In seguito compare la religione diabolica. Il cherubino, a cui fu dato nome Satana, si ribella, seduce Eva, ed ella converte il marito alla sua nuova religione. Da quel momento in poi dolore, sofferenza e morte entrano nella scena terrestre. Così quel primo mondo di giustizia scomparì, ma un raggio di speranza brilla per i discendenti rettamente disposti: Iddio dichiara il suo patto edenico, ed è promessa una Progenie avvenire che schiaccerà tutti i ribelli. (2:1-3:24).
    Caino, il primo figlio nato, assassina Abele, il primo testimone terreno di Geova. La stretta della falsa religione è rafforzata; ipocritamente gli uomini chiamano le creature col nome del Signore. Gli avvenimenti precipitano: comincia la vita dissoluta, angeli malvagi si materializzano come giganti e coabitano con donne per produrre una meticcia razza di ibridi, la corruzione e la degenerazione generale raggiungono il culmine. Geova avverte del diluvio che purificherà la terra. Soltanto Noè e la sua famiglia sopravvivono al diluvio, nell’arca. Il primo mondo ingiusto o empio è spazzato via, e il racconto storico ci ha portato al 1656 A.M. (Anno Mundi significa “nell’anno del mondo”). (4:1-7:24).
    Dopo il diluvio Noè e la sua famiglia adorano Geova, accettano il patto eterno, e a loro viene ripetuto il mandato divino. Nimrod ascende all’infamia essendo un ambizioso dittatore mondiale. Egli organizza la religione e la politica, e cerca di unificare la struttura del suo stato totalitario mediante la torre di Babele. Però, ne segue la disunità mediante la confusione delle lingue e mediante le molte razze e i regni divisivi. (8:1-11:9).
    Quattrocentoventisette anni del periodo post-diluviano trascorrono, e Geova dichiara una benedetta promessa ad Abrahamo, una promessa di benedire gli ubbidienti per mezzo della progenie di Abrahamo. In seguito il racconto di Genesi parla particolarmente della storia della famiglia di Abrahamo e del tramandarsi della promessa a Isacco e a Giacobbe. Nel paese di Canaan Ismaele nasce ad Abrahamo da una schiava. È stabilito il patto della circoncisione. Abrahamo vede l’ardente distruzione di Sodoma e Gomorra. Nasce Isacco, e quando Ismaele schernisce Isacco, fanciullo cinquenne, comincia per il popolo di Dio un periodo di 400 anni di afflizione. Isacco sta per essere sacrificato da suo padre, ma è risparmiato, e in seguito sposa Rebecca, la quale partorisce Giacobbe. I dodici figli di Giacobbe diventano i dodici capi tribù d’Israele. (12:1-35:29).
    Il racconto inizia la sua conclusione parlando della vendita del “sognatore” Giuseppe in Egitto. Quivi questi è innalzato nel reame ad un posto secondo solo a quello di Faraone; ciò mediante una ispirata interpretazione del sogno di Faraone, che preavverte i periodi di sette anni di abbondanza e di carestia. Il commovente dramma della riconciliazione di Giuseppe con i suoi fratelli si dischiude davanti agli occhi del lettore. Giacobbe e la sua famiglia vanno in Egitto. Quindi Giacobbe predice che Giuda sarà la tribù reale mediante la quale verrà il Messia. Il racconto ter-mina con la morte di Giuseppe, dopo che egli predice l’esodo. E così finiscono i primi 2369 anni della storia umana. (37:1-50:26).
    La maggior parte del racconto di Genesi parla della vita e delle famiglie di tre uomini: Abrahamo, Isacco e Giacobbe. Da questi uomini ebbe origine la nazione di Israele, e il racconto che li riguarda porta alla nascita della tipica Teocrazia mediante la quale Geova rivendicherà il suo nome. In tutto il libro si fa spesso riferimento alla promessa della Progenie. Essa fu predetta nel terzo capitolo, e fu l’essenza della promessa abrahamica. Pertanto il tema essenziale del racconto di Genesi è la Teocrazia e la rivendicazione mediante la promessa Progenie della donna di Dio, a volte messo violentemente in risalto da rivendicativi atti di giudizio divino, come il diluvio universale e la pioggia di fuoco su Sodoma e Gomorra.

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