Secondo Cronache

    Questa seconda parte della storia di Esdra comprende i cinquecento anni che vanno dall’intronizzazione di Salomone (1037 a. C.) al decreto di Ciro re di Persia (537 a. C), il quale mette fine alla desolazione di Gerusalemme. La storia si limita quasi interamente al regno di Giuda; parla del regno di dieci tribù solo in quanto implicato nelle questioni di Giuda. Il racconto non fa neppure menzione della caduta del regno d’Israele sotto il potere degli invasori Assiri, nel sesto anno del regno di Ezechia sopra Giuda, nel 740 a. C. Mentre i libri dei Re prestarono maggiore attenzione a Israele quando questo esisteva e meno a Giuda, Secondo Cronache fa tutto il contrario rivolgendo praticamente tutta la sua attenzione a Giuda e non più di qualche menzione casuale a Israele. Questo perché Esdra si occupava innanzi tutto dell’adorazione di Geova accentrata nel tempio di Gerusalemme, da cui regnavano i re di Giuda. Il suo racconto ci fornisce un più completo quadro dei governanti di Giuda che non quello di Re, specialmente della condotta relativa all’adorazione di Geova.
    I primi nove capitoli di Secondo Cronache sono dedicati al regno di Salomone; la storia che narrano è molto simile a quella di Primo Re, eccetto il fatto che riassumono o omettono parecchie notizie politiche, commerciali o generali, e parlano in modo più particolareggiato di cose levitiche. In breve, essi narrano la sua preghiera onde ricevere sapienza divina; le sue abbondanti ricchezze; i suoi contratti con Hiram re di Tiro relativo alla costruzione del tempio; il numero e l’impiego dei suoi operai; l’inizio del tempio nel quarto anno del suo regno; le sue dimensioni, i suoi ornamenti e i necessari arredi e utensili; il suo completamento; il trasporto dell’arca dal tabernacolo al tempio con celebrazione; la discesa della nuvola della gloria di Geova sopra il tempio; la preghiera di dedicazione di Salomone; la successiva gioiosa festa delle capanne; l’apparizione notturna di Geova a Salomone e l’assicurazione che la sua preghiera era stata udita e sarebbe stata esaudita se si fosse seguita la via dell’ubbidienza, ma che la completa distruzione si sarebbe abbattuta sulla nazione se fosse divenuta disubbidiente; il suo vasto programma di costruzione per tutto il suo regno; e, infine, questi nove capitoli riportano la visita della regina di Sceba, e menzionano ancora una volta le sue attività commerciali e le sontuose ricchezze del suo regno. Tuttavia, è omesso ogni racconto della caduta finale di Salomone nella religione demonica mediante l’influenza delle sue molte mogli pagane.
    Il severo e oppressivo governo del figlio di Salomone, Roboamo, provoca la rivolta delle dieci tribù. Dai territori di queste tribù i Leviti fuggono a Giuda e a Gerusalemme, e il loro esempio è seguito da tutti quelli delle dieci tribù che si rivolgono a Geova di vero cuore. Geroboamo, del re-gno di dieci tribù, aveva sostituito l’adorazione di Geova con la diabolica adorazione dei vitelli. Ma Roboamo presto si allontana dall’adorazione di Geova, ed è solo per un pronto pentimento che la capitale del regno meridionale viene salvata dagli eserciti egiziani comandati da Scishak. A Roboamo succede il figlio Abija, al quale Iddio fa riportare una vittoria sopra Israele. Al suo seguì il buon regno di Asa, che abolì l’idolatria e fortificò il regno. Quando un milione di Etiopi marciò contro Giuda, Geova diede al Suo popolo una strepitosa vittoria. Per arrestare il flusso degli Israe-liti in Giuda il re d’Israele cominciò a erigere barriere, ma Asa reagì assoldando i Siri per combattere Israele. Per questo egli fu riprovato, e subito dopo morì. (10:1-16:14).
    Quindi regna Giosafat, e anche il suo regno è buono. Egli è determinato a difendersi contro il demonismo con la conoscenza. Per respingere qualsiasi assalto la religione idolatra avesse potuto compiere e impedire che accaparrasse una salda posizione, Giosafat lancia una campagna edu-cativa. Egli manda prìncipi e sacerdoti e Leviti, col Libro delia Legge, in tutte le città di Giuda per istruire il popolo. (17:7-9) Il suo regno prospera. Quindi sbaglia alleandosi col malvagio Achab d’Israele per combattere la Siria, ma si riprende e agisce con devozione. L’avvenimento cul-minante del suo regno è la gloriosa vittoria riportata sugli eserciti coalizzati di Moab, Ammon ed Edom. La battaglia era di Dio; egli gettò la confusione nelle file dei pagani schierati contro il suo popolo, ed essi si scagliarono gli uni contro gli altri in un cieco massacro. (20:1-28).
    Seguono tre regni malvagi che rovinano il bene compiuto da Asa e da Giosafat. Prima Jehoram, poi Achazia, e infine quella donna di nome Athalia. Essa è progenie di Achab e Izebel, e segue le orme dei genitori. Questa Athalia ottiene il trono con l’assassinio, ma dopo sei anni essa stessa viene uccisa, quando il giovane Joas, tolto dal suo nascondiglio nei recinti del tempio, è stabilito come re. Sotto la saggia direttiva del sommo sacerdote Jehoiada, Joas regna con giustizia e compie restauri nel tempio, ma dopo la morte di Jehoiada il re e il popolo cadono nei lacci della religione idolatra. Viene subita, come un giudizio di Geova, una disfatta per opera della Siria. (21:1-24:27) Quindi viene Amatsia, che comincia bene il suo regno ma lo finisce divenendo idolatra e vittima dell’assassinio. Il figlio Uzzia agì rettamente dinanzi al Signore e prosperò molto nel campo militare contro i Filistei, gli Arabi, i Maoniti e gli Ammoniti. In questo ventesimo secolo egli sarebbe stato chiamato un genio militare; ma la sua fama gli andò alla testa ed egli pretese di assumere i doveri sacerdotali, col risultato che fu colpito dalla lebbra. (26:1-23) Il buon regno di Jotham è seguito da quello malvagio di Achaz, e così giungiamo all’anno 745 a. C. e al re Ezechia. (27:1-28:27).
    Nel suo regno è rilevante la devozione. Egli riapre il tempio, le cui porte erano state chiuse e il cui servizio era stato proibito a causa dell’estrema malvagità di Achaz, riorganizza i Leviti per il servizio del tempio, e in certo qual modo raduna il popolo per la causa di Geova. (29:1-36) I due capitoli seguenti descrivono il ripristino dell’ordinamento teocratico: si avvicina la celebrazione della pasqua; corrieri con lettere d’invito per la partecipazione alla festa sono mandati in lungo e in largo, sia a Giuda che ad Israele; l’accettazione di Giuda fu spontanea, ma la maggioranza degli Israeliti schernì, nondimeno molti si volsero a Gerusalemme e intervennero; la gioiosa festa dura sette giorni; nella popolare insurrezione contro il demonismo il popolo distrugge ogni traccia d’idolatria in Giuda, Beniamino, Efraim e Manasse; le disposizioni di legge per la cura dei Leviti e dei servizi del tempio sono ripristinate. Il capitolo 32 mostra il buon raccolto fatto dopo la diffusa semina della giustizia: la miracolosa sconfitta dell’invadente potenza assira sotto Sennacherib con l’intervento di Geova che spazza via l’esercito assediante in una sola notte, lasciando solo l’arrogante Sennacherib che torna avvilito in patria per essere ucciso nel suo tempio idolatra dai suoi stessi figli.
    Seguono i due abominevoli regni di Manasse e Amon; quindi viene il buon regno di Giosia. Degno di nota durante il suo regno fu il tempo in cui, nel fare i lavori di riparazione del tempio, si trovò una copia della legge; nonché la giubilante Pasqua celebrata nel diciottesimo anno del suo regno, perché “nessuna Pasqua, come quella, era stata celebrata in Israele dai giorni del profeta Samuele”. Il fedele re Giosia morì nel vano tentativo di arrestare l’avanzata verso nord dell’esercito egiziano. (34:1-35:27).
    L’ultimo capitolo dice che dopo tre mesi di regno Joachaz è detronizzato dal re d’Egitto e il fratello Joiakim viene fatto re in vece sua. Durante il regno di Joiakim l’Egitto cadde in potere degli eserciti babilonesi di Nabucodonosor e Joiakim fu costretto a divenire re tributario del monarca caldeo. La ribellione contro il dominio babilonese mise fine al suo regno, e il figlio Joiakin aveva regnato solo tre mesi e dieci giorni quando fu portato prigioniero a Babilonia. Ora ascende al trono l’ultimo re di Giuda, Sedechia. Nel suo nono anno di regno egli si ribella contro Nabucodonosor, malgrado i fedeli consigli del profeta Geremia, e nell’undicesimo anno la completa vittoria di Nabucodonosor dà inizio al periodo di desolazione di settant’anni. Gerusalemme, col suo tempio, è rasa al suolo. I due versetti finali colmano la lacuna dei settant’anni di desolazione per proclamare il decreto di liberazione di Ciro, re di Persia, nel 537 a. C.

Utilizziamo i cookie per offrirvi una migliore esperienza online e per migliorare questo sito. Continuando a utilizzare questo sito, acconsentite all'uso dei cookie.
Per saperne di più sui cookie, consultare la sezione Politica dei cookie, compresa la possibilità di ritirare l'accordo.