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Primo Cronache
Come i libri di Samuele e i libri dei Re, i due libri di Cronache furono originariamente un libro solo. E sono ancora i traduttori della Versione dei Settanta a eseguire l’attuale divisione. I traduttori della Versione dei Settanta, supponendo che questi libri fossero delle aggiunte a Samuele o a Re, o all’intera Bibbia di quel tempo, li chiamarono Paraleipoménon, che significa “delle cose che furono omesse”. Il nome non è particolarmente appropriato; vi sono molte ripetizioni, e, eccetto le amplificazioni, vi è aggiunto pochissimo che si possa chiamare davvero nuovo. Il nome “Cronache” è più adatto. Esso deriva da una parola greca e significa “storia dei tempi”. Gli Ebrei chiamano Cronache Diberéy Hayyamìm, che vuol dire “parole dei giorni”, cioè, storia dei giorni o tempi.
Come i libri dei Re, i due libri di Cronache sono una composizione elaborata da registrazioni più antiche della storia giudaica. Queste antiche registrazioni erano tenute dai profeti contemporanei dell’epoca e da storiografi e compilatori ufficiali delle registrazioni pubbliche. Alcuni di questi uomini sono menzionati per nome, come Giosafat figlio di Ahilud, Samuele, Nathan, Gad, Ahija, Iddo, Scemaia, Jehu, Isaia, e forse un profeta chiamato Hozai. (1 Cron. 18:15; 29:29; 2 Cron. 9:29; 12:15; 13:22; 20:34; 26:22; 32:32; 33:19) Furono usati come fonte d’informazione gli antichi seguenti scritti: “le Cronache del re Davide” (1 Cron. 27:24); “le memorie del libro dei re” (2 Cron. 24:27); “il libro dei re di Giuda e d’Israele” (2 Cron. 16:11; 25:26; 27:7; 28:26; 35:27; 36:8; si vedano anche 20:34 e 33:18 i quali è ritenuto si riferiscano agli stessi annali). “Il libro dei re di Giuda e d’Israele” non si potrebbe riferire ai due libri biblici dei Re, perché il racconto di Cronache qualche volta, per più particolareggiate informazioni, rimanda il lettore a questo più antico racconto, mentre i presenti libri canonici dei Re hanno meno informazioni del racconto di Cronache.
Indubbiamente il compositore di Cronache, come il compositore di Re, si riferì a ‘i libri delle cronache dei re di Giuda e d’Israele’, le vecchie narrazioni menzionate tante volte in Re e da non confondersi con i canonici libri di Cronache che ora consideriamo. Infine, lo scrittore di Cronache certo si servì dei libri biblici di Samuele e Re. Perché non avrebbe dovuto servirsene? Una prova convincente che egli li conobbe e usò è la ricorrenza di circa quaranta paralleli fra Cronache e questi primi libri biblici, spesso parola per parola. Né queste sezioni parallele possano essere giustificate dicendo che entrambi i compositori usassero gli stessi antichi racconti, poiché in molti passi, che sono ovvie abbreviazioni dei racconti più antichi, il compendio è identico.
Le interne evidenze di Cronache, le sue espressioni e la sua lingua, stabiliscono definitamente che fu scritto dopo i settant’anni di desolazione di Gerusalemme. Forme caldaiche, rare in Re, sono numerose in Cronache. Certo, la lingua ebraica era stata corrotta, come infatti accadde alla fine della prigionia. Le sue espressioni concordano con le opere posteriori alla prigionia intitolate Esdra, Nehemia ed Ester. Questo ci aiuta a identificare l’autore. Cronache ed Esdra furono scritti quasi nello stesso tempo, le espressioni e lo stile sono uguali; entrambi danno rilievo all’elemento levitico. Alcune espressioni non si trovano in nessun altro libro della Bibbia; esse certo provengono dallo stesso scrittore. Come è ammesso, il libro di Esdra fu scritto dall’uomo Esdra. Egli era un sacerdote, e quindi incline a dar rilievo alle questioni che riguardavano il tempio. L’elemento profetico, messo in risalto in Re, è qui subordinato e l’elemento sacerdotale predomina influendo sulla penna dello scrittore. Inoltre, il fatto che Secondo Cronache finisce nel mezzo di una frase la quale è terminata in Esdra, 1:3, e che i due versetti finali di Cronache sono uguali ai due versetti iniziali di Esdra, indica vigorosamente lo stesso scrittore, il quale ripete le proprie parole per collegare la continuazione della sua storia. Esdra risulta il compositore di Cronache.
Quello che è stato detto fin qui si riferisce sia a Primo che a Secondo Cronache; ciò che segue in questa lezione riguarda solo Primo Cronache. I primi nove capitoli contengono ampie genealogie, dal primo uomo Adamo alla sesta o settima generazione dopo Zorobabele, nel quarto secolo avanti Cristo. (1:1; 3:19-24) Le generazioni di Zorobabele furono aggiunte da mano posteriore a quella di Esdra. Queste genealogie furono particolarmente importanti per i Giudei al tempo del loro ritorno in Palestina, per potersi stabilire nel paese secondo le loro eredità di tribù, affinché le genealogie dei sacerdoti e Leviti in parte perdute potessero essere ancora determinate, assicurando così che la ridestata ado-razione nel tempio fosse diretta solo da chi ne avesse il diritto, e affinché la linea di Giuda e di Davide, dalla quale doveva venire il Messia, potesse essere chiara. (Num. 3:10; Esdra 2:62, 63) Molte di queste genealogie si erano confuse dopo la caduta del regno di Giuda, quando il popolo era stato disperso e deportato. Parti delle genealogie potrebbero sembrare contradittorie rispetto a ciò che si trova in altro luogo, ma ricordate che alcune persone furono note con diversi nomi e che alcuni nomi potrebbero essere stati corrotti col passar del tempo e il mutar della lingua. Con un attento studio quasi tutte le difficoltà scompaiono. A proposito, questa discussione mostra perché Cronache trattasse maggiormente i doveri sacerdotali e il servizio del tempio: era il tempo nel quale i Giudei tornavano a Gerusalemme per ripristinarvi l’adorazione di Geova.
Se poniamo a base del nostro calcolo queste genealogie, cosparse di tanto in tanto di brevi fatti storici e geografici e di altre notizie, Primo Cronache abbraccia un periodo di trentasette secoli, da Adamo fino a parecchie generazioni dopo Zorobabele. Ad ogni modo, la narrazione storica nel suo più stretto senso comincia al decimo capitolo, col racconto della morte di Saul, e termina al ventinovesimo ed ultimo capitolo col racconto della morte del re Davide. Quindi la narrazione storica si riferisce ai quarant’anni del regno di Davide.
Primo Cronache rivela Davide come un uomo di guerra. Il racconto che lo riguarda s’inizia con la sua istituzione come re sopra tutto Israele a Hebron. Quindi egli invade Gebus (Gerusalemme), la conquista, e regna dalla fortezza di Sion; troviamo un elenco dei suoi forti uomini e sono narrate alcune delle loro imprese; i Filistei subiscono una sconfitta a Baal-Peratsim; tornano di nuovo, e ricevono una schiacciante disfatta alla battaglia di Gabaon; ancora i Filistei sono colpiti, e Ghezer è presa; all’attacco delle avanzanti forze di Davide i Moabiti cedono, i Siri sono debellati, gli Edomiti vengono battuti e il loro paese è preso dalle truppe di occupazione di Davide. Tutte le notizie di guerra sono buone notizie, arride la vittoria. Ma una volta Davide fu minacciato da una guerra che non poteva sperar di vincere. Quando? e perché? Fu quando peccò contro il Signore contando Israele. Il giudizio di Dio fu una di queste tre condanne: tre anni di carestia, tre mesi di sconfitte in guerra, o tre giorni di pestilenza da Geova. Davide evitò tre mesi di rovesci militari scegliendo di affidarsi alla misericordia del Signore, e accettando la pestilenza. (Capitoli 11,12,14,18-21).
I capitoli ancora da trattarsi, 13, 15-17, 22-29, si riferiscono tutti all’adorazione: l’arca di Dio, la costruzione del tempio, il servizio dei Leviti, il ripristino di altri servizi del tempio. La prima azione di Davide in questa sfera di attività fu quella di portare l’arca dalla sua dimora presso Abinadab, dove era stata per settant’anni, a Gerusalemme. A causa di un atto inopportuno al riguardo, il compito fallì e l’arca fu messa nella casa di Obed-Edom. Tre mesi dopo i santificati Leviti portano l’arca sulle proprie spalle e la recano a Gerusalemme, fra grida di gioia; il suo servizio è organizzato ed è proclamato il nuovo salmo di ringraziamento di Davide: “Si rallegrino i cieli e gioisca la terra; dicasi fra le nazioni: ‘L’Eterno [Geova] regna’”. Qui infine, la tipica Teocrazia reale si presenta in fedele somiglianza al futuro Governo teocratico del Messia. (16:31; 29:23).
Quindi Davide ambisce di costruire un tempio a Dio; Geova Dio per mezzo di Nathan risponde che il tempio lo costruirà Salomone; Davide fa ampi preparativi e accumula i materiali da costruzione; egli istruisce il figlio Salomone intorno all’impresa ed esorta i principi d’Israele a cooperare pienamente; il servizio dei Leviti non sacerdoti viene riorganizzato; il servizio dei sacerdoti aaronnici è diviso in ventiquattro turni, e così quello dei cantori del tempio e dei musicisti; l’assegnazione dei portinai e di altri servizi vari completa la particolareggiata organizzazione dell'adorazione di Geova. Dopo aver descritto l’organizzazione per il governo (27:1-34), il racconto di Primo Cronache termina con la citazione delle esortazioni di Davide al popolo e a Salomone riguardo all’ubbidienza, alla costruzione e al servizio del tempio, con i contributi materiali per l’opera e le volenterose offerte del popolo, il ringraziamento e la preghiera di Davide a Dio, e con la sua morte. Per la seconda volta Salomone fu unto re, e quindi “si assise dunque sul trono dell’Eterno [Geova] come re, invece di Davide suo padre”. (23:1; 29:22, 23).