Secondo Samuele

    Sebbene porti il suo nome, questo decimo libro della Bibbia italiana non ha niente a che fare con Samuele, e infatti il suo nome non vi è neanche menzionato. Fu scritto dai profeti Nathan e Gad, contemporanei del re Davide. (1 Cron. 29:29) I ventiquattro capitoli del secondo libro di Samuele riprendono la narrazione della storia d’Israele dalla morte del re Saul fin quasi alla fine del regno di quarant’anni di Davide. Si riferiscono quindi a un periodo di circa quarant’anni. È una storia di guerre e di sangue, intramezzata da racconti delle difficoltà domestiche, debolezze umane e trasgressioni di Davide contro il Signore. La cosa più importante è che mediante queste guerre i confini della Teocrazia tipica raggiunsero interamente i limiti ordinati da Geova Dio.
    Dopo aver pianto la morte del primo re d’Israele e del diletto amico Gionathan, Davide chiese consiglio al Signore: “Debbo io salire in qualcuna delle città di Giuda?” Sì. “Dove salirò io?” A Hebron. Davide ubbidì, e “gli uomini di Giuda vennero e unsero quivi Davide come re della casa di Giuda”, (2:1-4) Ma egli non fu accettato da tutto Israele. E fu soltanto dopo una lunga e sanguinosa guerra civile tra la casa di Davide e la casa di Saul che “tutti gli anziani d’Israele vennero dal re a Hebron, e il re Davide fece alleanza con loro a Hebron in presenza dell’Eterno; ed essi unsero Davide come re d’Israele”. Dopo sette anni e mezzo di guerra civile fu stabilita in Israele l’unità nazionale. I Gebusei furono presto cacciati dalla fortezza di Sion a Gerusalemme, e Davide fissò la sua sede in quella città, ove regnò su tutto Israele per i successivi trentatré anni. (3:1; 5:1-7).
    Quasi immediatamente dopo la guerra interna la nazione israelita fu costretta ad impegnarsi in un conflitto internazionale. I vicini Filistei vennero per infrangere la nuova unificata potenza d’Israele; si avvidero che le loro mire militari erano vane immaginazioni e furono essi stessi battuti e messi in fuga, prima nella battaglia di Baal-Peratsim e poi in quella di Gabaon. (5:17-25) Il racconto divino interrompe quindi per due capitoli (6 e 7) le sue descrizioni di guerra per mostrare lo zelo di Davide per la vera adorazione di Geova, che gli procurò il patto con Geova per il regno; come egli portò l’arca del Signore a Gerusalemme (verso il sesto anno del suo regno a Gerusalemme) da Kirjathjearim, ove aveva dimorato per più di settant’anni; e come egli aspirasse a costruire per il Signore un tempio dove custodire l’arca. Ma Geova ordinò che quest’ultimo privilegio fosse dato a Salomone. L’ottavo capitolo riprende a narrare le vittoriose battaglie di Davide. I Filistei sono sgominati, Moab è soggiogato, la Siria annientata ed Edom occupato dal re Davide.
    Dopo aver narrato la benevolenza di Davide verso Mefibosheth, il figlio zoppo di Gionathan, per amor del padre di lui (9:1-13), il libro riprende il racconto delle guerre. Il re Hanun di Ammon attribuisce secondi fini ad un atto di benignità di Davide, ed umilia grandemente i servitori di lui. Prevedendo l’ira del re israelita, Hanun assolda molte migliaia di soldati siri. I mercenari gli danno poco aiuto; gli eserciti alleati di Ammon e di Siria sono messi in fuga. Un secondo attacco da parte della Siria ha per essa un esito così disastroso da indurla a chiedere una pace separata con Israele. (10:1-19) La continuazione della guerra con Ammon inizia il capitolo 11, ma è subito interrotta dal racconto del peccato di Davide con Bath-Sheba e della premeditata morte in battaglia del marito di lei, Uria. La piena gravità del peccato e della colpevolezza di Davide è messa in risalto da una parabola del profeta Nathan. Il bambino nato dall’atto peccaminoso muore, ma dopo di ciò da Bath-Sheba nasce a Davide Salomone. Gli ultimi versetti del capitolo 12 riportano il lettore al conflitto con Ammon e mostrano il finale e vittorioso assalto di Davide contro la città assediata di Rabba, e la conseguente sottomissione degli Ammoniti al dominio d’Israele.
    A partire da questo punto, ad eccezione di un racconto di guerre con i Filistei e i loro mostruosi giganti (21:15-22), il secondo libro di Samuele parla delle difficoltà familiari di Davide e della lotta interna in Israele. Amnon, figlio di Davide, s’innammora della sorellastra Tamar, la violenta, quindi la prende in odio. Il fratello di lei Absalom attende il tempo propizio, due anni più tardi uccide Amnon e fugge presso il proprio nonno a Gheshur. Dopo tre anni ritorna a Gerusalemme e infine si riconcilia con Davide. (13:1-14:33).
    Ma il dissidio di Davide con Absalom era solo al suo inizio. Questo suo terzo avvenente figlio aspirava al trono d’Israele e non aveva scrupoli circa il modo di ascendere al trono. Prima con lusinghe “rubò il cuore alla gente d’Israele” (15:2-6), seminò la discordia tra i fratelli israeliti, incoraggiò meschinità e sgarbatezze, inoculò il germe del sospetto e del malcontento e coltivò i rancori. Trovò a ridire sulla giustizia dell’amministrazione di Davide e si atteggiò a riparatore di torti. In breve, criticò e biasimò persistentemente il fedele servo di Dio, Davide, innalzandosi con astuto contrasto agli occhi di molti Israeliti. Avendo così preparato il terreno, il figlio traditore diede inizio alla seconda fase della ribellione andando a Hebron per portare il suo complotto a risultati più concreti. Qui la cospirazione crebbe e infine dilagò nel paese nella sua terza fase, l’azione militare. L’insurrezione fu così violenta che Davide fu costretto ad abban-donare Gerusalemme, e le forze di Absalom se ne impossessarono. (15:7-37).
    L’orgoglioso usurpatore ricevette buoni consigli da Ahitofel: Approfitta della vittoria, insegui subito Davide e uccidilo! Ma per mezzo di Hushai il Signore debellò questi buoni consigli e fece sì che Absalom esitasse ed attendesse finché fu raccolto un grande esercito. Come un topo, l’astuto Ahitofel disertò la pericolante nave di Absalom e andò ad impiccarsi. Subito dopo la causa di Absalom naufragò ed egli precipitò con essa. Il suo esercito inseguì Davide attraverso il Giordano e nel paese di Galaad. Nella foresta di Efraim le potenti forze si scontrarono. Ventimila ribelli morirono; il terreno scabroso e boschivo non permetteva manovre di ritirata e gli Israeliti, sopraffatti, furono battuti dai Giudei e messi in rotta precipitosa. Nella fuga la folta capigliatura di Absalom si impigliò nel ramo basso di un terebinto, ed in questa scomposta e disperata posizione egli fu raggiunto ed ucciso da Joab. Questa fu una violazione dell’esplicito comando del re Davide di risparmiare la vita di Absalom, e fu senza dubbio per questo che Amasa fu fatto capitano dell’esercito in sostituzione di Joab. (17:1-14, 22-26; 18:1-17; 19:13).
    Prima che il secondo libro di Samuele abbia termine, un’altra insurrezione interrompe la pace interna d’Israele. Sheba, un uomo di Belial, beniaminita, si trae dietro Israele nella ribellione. La potente tribù di Giuda si stringe intorno a Davide e i guerrieri della tribù inseguono Sheba e il suo esercito. Nell’inseguimento l’opportunista Joab uccide il suo rivale e successore Amasa e assume il comando. Subito Sheba è accerchiato nella città di Abel, e per salvare la propria pelle gli abitanti della città assediata tagliano la testa a Sheba e la gettano a Joab oltre le mura. Così finisce ignominiosamente un’altra insurrezione contro il re Davide. (20:1-26).
    Gli ultimi capitoli parlano di due visite punitrici del Signore. Il paese d’Israele è duramente colpito dalla carestia per tre anni consecutivi. Davide, sempre desto riguardo alle opere di Geova, scorge più che una semplice coincidenza nella mancanza di raccolto in tre anni successivi, e ne chiede la ragione al Signore. L’uccisione di alcuni Gabaoniti, peccato di Saul e della sua casa sanguinaria, ne è la causa. Il diritto di questi stranieri in Israele non era stato rispettato o mantenuto, e l’espiazione viene fatta mettendo a morte sette discendenti di Saul. La seconda piaga è inviata dal Signore per un peccato di Davide. Egli ha contato Israele senza autorizzazione divina. Perché la sua colpa sia espiata gli è concessa la scelta fra tre condanne: tre anni di carestia oltre quelli già trascorsi, tre mesi di fuga dinanzi ai suoi nemici o tre giorni di pestilenza mandata da Geova. “Cadiamo nelle mani dell’Eterno, giacché le sue compassioni sono immense; ma ch’io non cada nelle mani degli uomini!” (24:13, 14) La pestilenza tolse la vita a 70.000 persone prima di arrestarsi alle porte stesse di Gerusalemme.
    Malgrado le dolorose calamità e difficoltà, il periodo narrato nel secondo libro di Samuele fu un tempo di gloriose vittorie contro i nemici adoratori di demoni. Fu effettuata la conquista di tutta la terra di Canaan promessa agli Israeliti dal Padrone della terra e dell’universo, Geova Dio. La Teocrazia tipica aveva infine esteso i suoi possedimenti fino al completo raggiungimento dei limiti ordinati dal grande Teocrata, e il patto per il regno era stato stipulato per la casa di Davide.

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