Primo Samuele

    Nel 1117 a. C. avviene un completo cambiamento nell’organizzazione nazionale d’Israele. Non che la vita nazionale del popolo che Geova aveva liberato dalla schiavitù egiziana 396 anni prima fosse di-sunita e disorganizzata; no, affatto. Ma il cambiamento avvenuto nel 1117 a. C. è infinitamente più importante degli alti e bassi e cambiamenti anteriori. È l’inizio di un’era nuova: la fine dell’era dei giudici, il principio dell’era dei re umani. Geova Dio la preconobbe e la predisse (Deut. 17:14, 15; 28:36); tuttavia fu un colpo sbalorditivo per il fedele Samuele. Attorno ad essa si svolgono i principali avvenimenti di un libro della Bibbia che porta il nome di questo profeta e giudice, cioè, “Primo Sa-muele”. Viviamoli attraverso le pagine di questo racconto divino.
    Il capitolo iniziale rivela che Samuele nasce in adempimento alla preghiera di una donna. Il suo nome significa “udito da Dio; nome di Dio; designato da Dio”. La sterile Anna prega con fervore di avere un bambino; essa fa voto di dedicarlo per tutta la vita al servizio del Signore. Il bambino Samuele è l’adempimento. Quando il bambino è divezzato essa lo depone nel tabernacolo di Sciloh, perché serva Geova in adempimento al voto. Eli, sommo sacerdote in quel tempo, è debole nello zelo per Geova. Veramente lo zelo di tutto Israele per Geova è a un basso livello. Eli e i suoi figli onorano se stessi prima del Signore e egoisticamente s’impadroniscono delle migliori offerte, secondo il sistema del clero. I messaggi divini contro Eli e la sua casa culminano in un severo messaggio di condanna pronunciato da Geova per bocca del giovane Samuele. (2:12 - 3:21) Gli anni passano e l’adempimento si avvera. In battaglia gli Israeliti idolatri fanno superstiziosamente cattivo uso dell’arca di Dio come di un talismano, trasportandola sul campo di battaglia dal suo luogo nel santissimo. La cerimonia religiosa non ha successo, gli Israeliti fuggono, 30.000 uomini sono uccisi, i figli di Eli periscono e l’arca è catturata. Le calamità si susseguono rapidamente, una più grave dell’altra, fino al disastro finale. La grave notizia colpisce le ansiose orecchie di Eli con forza schiacciante provocando la triste fine della sua vita. (4:1-18).
    La permanenza dell’arca nelle cittadelle filistee è breve. Posta nel tempio di Dagon, fa capitombolare l’idolo pagano che va in frantumi. Gli abitanti di Asdod sono colpiti da emorroidi, essi mandano l’arca a Gath; quelli di Gath ricevono la medesima piaga, mandano l’arca a Ekron; molti abitanti di Ekron muoiono e i superstiti sono colpiti da emorroidi. Il paese è invaso dal flagello dei topi. Dopo sette mesi di afflizione i Filistei rimandano l’arca a Israele, e 70 Israeliti muoiono prima che sia dovutamente posta a Kiriath-Jearim, (5:1 - 7:1; 6:19).
    Dopo alcuni anni Israele si rivolge supplicando al Signore. Essi seguono l’esortazione di Samuele ad abbandonare gli dèi pagani e volgersi all’adorazione di Geova, e accettano l’invito di radunarsi a Mitspa. Con fanatica ira religiosa i pagani dei dintorni si oppongono a questo esercizio di libera adorazione e si raccolgono per dar battaglia. In risposta all’invocazione Geova tuona dal cielo distruzione sopra gli odiati Filistei oppressori, e Israele prende parte al vittorioso combattimento colpendo i nemici confusi e terrorizzati. Il colpo inflitto è senz’altro tremendo. Il nemico è volto in precipitosa fuga ed ha inizio una campagna per liberare le città israelite. Le sorti d’Israele s’eran cambiate in meglio e il giudice Samuele serve con zelo e senza stanchezza per tener tutti al corrente dell’ordine teocratico. (7:2-17).
    Gli anni passano, ed eccoci all’anno 1117 a. C. Tutti gli anziani d’Israele sono riuniti a Rama davanti al vecchio, canuto Samuele. Drammatici avvenimenti sono imminenti. Gli anziani alludono al fatto che i figli di Samuele innalzati alla carica di giudici pervertono il diritto e vendono la “giustizia” accettando doni. (Deut 18:18-20) Samuele è vecchio; i suoi figli non sono successori idonei. Gli anziani affrontano l’argomento: “Stabilisci su di noi un re che ci amministri la giustizia, come l’hanno tutte le nazioni”. Quello che chiedono è un cambiamento radicale! Preferiscono la monarchia alla Teocrazia! Rattristato, afflitto, Samuele agisce solo dietro istruzione di Geova: “Da’ ascolto alla voce del popolo in tutto quello che ti dirà, poiché essi hanno rigettato non te, ma me, perch’io non regni su di loro”. L’avvertimento ispirato di Samuele descrive la perdita di libertà per gli Israeliti, l’irregimentazione e tassazione, e infine le amare suppliche al Signore a causa del re; ma questo non distoglie gli Israeliti dalla loro determinazione di conformare il loro governo nazionale a quello delle limitrofe nazioni pa-gane. (8:1-22) I capitoli 9 e 10 parlano dell’incontro di Samuele con Saul quando lo unge come re, e la presentazione del re al popolo.
    “Io ti do un re nella mia ira, e te lo ripiglio nel mio furore”. (Osea 13:11) Queste parole di Geova riassumono la carriera di Saul come re. L’ira di Geova si manifesta quando la riprovazione, espressa da Samuele agli Israeliti per aver chiesto un re, viene divinamente assecondata dal cielo con miracolosi tuoni e pioggia durante il raccolto del grano. (12:16-19) Saul riporta molte vittorie in guerra, ma agisce sempre stoltamente, con presunzione, facendo voti sconsiderati, e violando perfino le istruzioni teocratiche. La sua posizione eminente corrompe il suo spirito, e dopo solo due anni di governo la sua presunzione privò la sua casa del regno. Terrorizzato al pensiero di un irresistibile assalto filisteo, e riluttante ad attendere fiducioso l’arrivo del Levita Samuele per offrire il sacrificio, il Beniaminita Saul usurpa la carica levitica di sacerdote ufficiante, offrendo un olocausto. Il giudizio divino lo raggiunge: “Tu hai agito stoltamente; . . . ora il tuo regno non durerà”. (13:1-14).
    Eliminato nel furore! Le ragioni di questa condanna aumentano di continuo nei rimanenti trentotto anni del regno di Saul. (Atti 13:21) Una volta egli risparmia il re Amalechita, Agag, e i migliori buoi e pecore degli Amalechiti, contro le istruzioni teocratiche. Il suo tentativo di farne ricader la colpa sul popolo fallisce; non c’è nessuna scusa per il re disubbidiente! “L’ubbidienza vai meglio che il sacrifizio”, è il giudizio, e ancora una volta viene dichiarato ode Saul era rigettato come re. (15:1-35) In seguito Davide è unto quale re eletto, lo spirito del Signore abbandona Saul, e il primo re cade sempre più in basso. I demoni s’impossessano della sua mente e del suo corpo. L’uccisione di Goliath da parte di Davide e le sue numerose vittorie contro i Filistei non servono che a irritare il geloso e invidioso Saul. In diverse occasioni il suo celato odio divampa in ardente furia ed egli tenta di assassinare Davide. Una volta distrusse un’intera città di sacerdoti perché avevano dato aiuto al giovane pastore, costretto ora a vivere come un fuorilegge in Israele. (21:1-6; 22:18, 19) Alla fine Saul si rivolse agli spiriti demonici, i cui strumenti umani aveva un tempo distrutti. Samuele era già morto (25:1), e in una seduta con la strega di En-Dor il superstizioso Saul cerca di parlare col defunto profeta. Un demone impersona Samuele. L’afflitto e triste Saul non trae alcun conforto dall’inganno, ma rimane in uno stato di avvilimento e prostrazione. Egli muore suicida nella battaglia del Monte Ghilboa. (28:3-25; 31:1-6).
    Davide è proprio il contrario. Il suo zelo e il suo coraggio per la Teocrazia gli fanno trovare molti amici e sostenitori, compreso Gionathan, figlio di Saul. (18:1; 20:16, 17, 42; 23:18; 2:1, 2) Egli ebbe molte opportunità di uccidere Saul che lo perseguitava, ma si era sempre rifiutato di alzare la mano contro l’unto del Signore. La vendetta appartiene a Geova, è il motto a cui si attiene Davide. (24:1-15; 26:5-11) Verso la fine del regno di Saul, Davide si rifugia per evitare una battaglia decisiva con l’inde moniato re. (27:1-7) Egli resta qui in esilio fino alla morte di Saul, ma continua a combattere contro i nemici di Geova e del suo popolo. (30:1-31).
    Nei manoscritti ebraici originali Primo e Secondo Samuele erano un solo libro o volume. L’attuale divisione venne fatta per la prima volta nella Versione dei Settanta, e il libro fu chiamato Primo e Secondo Re. La Vulgata e quindi le moderne versioni cattoliche adottarono poi questi nomi. La versione cattolica di Ricciotti aggiunge anche il titolo più comune di “Libro di Samuele”. Il libro originale è scritto da Samuele, Nathan e Gad insieme, questi ultimi due contemporanei del re Davide. “Le azioni di Davide, le prime e le ultime, sono scrite nel libro di Samuele, il veggente, nel libro di Nathan, il profeta, e nel libro di Gad, il veggente”. Si ritiene generalmente che i primi ventiquattro capitoli di Primo Samuele siano stati scritti da Samuele; il resto di Primo Samuele e tutto Secondo Samuele sono attribuiti alla penna di Nathan e Gad. (1 Sam. 10:25; 25:1; 1 Cron. 29:29) La narrazione del primo libro di Samuele comincia poco prima della sua nascita e continua fino alla fine del regno del primo re d’Israele. Samuele morì circa cinque anni prima di Saul, all’età di quasi 110 anni. Perciò il primo libro di Samuele abbraccia un periodo di più di 115 anni.

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