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Esdra
La catturata città di Gerusalemme doveva risorgere! Così aveva predetto duecento anni prima il profeta Isaia. Quando egli dichiarò questa profezia di ricostruzione e restaurazione, Gerusalemme non era ancora stata desolata; infatti non doveva essere desolata per circa altri 130 anni. Prima della caduta di Gerusalemme il profeta Geremia predisse il tempo di desolazione che sarebbe durato settanta riprovevoli anni, nei quali il paese sarebbe stato desolato e i suoi precedenti abitanti sarebbero stati tenuti prigionieri a Babilonia. Ma alla fine di quel tempo il tempio doveva essere riedificato e la città restituita alla sua vita produttiva dai liberati prigionieri di Babilonia. Il grande Ordinatore di tempi e stagioni, Geova Dio, così aveva dichiarato e fatto registrare nella Sua Parola. Sarebbe venuta per tempo la liberazione?
Passano lentamente sessantotto anni di prigionia, senza che se ne scorga alcun segno. Una notte del 539 a. C. la bestemmia contro l’Iddio degli Ebrei si aggrava. Baltassar, figlio e successore di Nabucodonosor, supera l’empietà dei suoi compagni di sfrenata e avvinazzata baldoria usando profanamente i vasi d’oro e d’argento portati via dal tempio di Geova per bere vino e brindare ai suoi dèi e idoli demonici. Sicuramente nessuno poteva infrangere la forza della potente Babilonia e recare la liberazione ai deboli Ebrei. Ma guardate! Con grave subitaneità spaventevoli dita tracciano sul muro lo scritto della condanna! Quella stessa notte Baltassar fu ucciso; Babilonia cadde in potere delle forze alleate di Dario il Medo e Ciro il Persiano. Al breve regno del vecchio Dario succede quello di Ciro, nel 537 a. C. Ora gli ultimi granelli di sabbia della clessidra del tempo, che misurano i fissati settantanni, cadono: il tempo scade! Ma con la stessa precisione che regola i movimenti dei corpi celesti nei vasti sistemi solari dell’universo, il grande Geova mantiene il tempo prestabilito per la liberazione. In quello stesso anno 537 a. C. Ciro il Persiano emana il decreto per il ritorno degli Ebrei a Gerusalemme perché ricostruiscano il tempio e vi restaurino e ripristinino l’adorazione di Geova. In modo significativo, il re persiano dichiara di agire per ordine di Geova Dio. -Esdra 1:1-4.
Mediante la miracolosa salvaguardia di Dio Onnipotente il paese di Giuda era rimasto disabitato per i settanta anni sabatici. Un discendente della linea del re Davide, Zorobabele, fu fatto governatore del rimanente restaurato e fu incaricato di dirigere la ricostruzione del tempio. Con lui tornarono circa 50.000 devoti uomini e donne, ricostruttori, compresi i Nethinei ed altri servitori di buona volontà. Prevalentemente associato col governatore Zorobabele nell’opera del tempio era il sommo sacerdote Jeshua. A uno dei prìncipi di Giuda, chiamato Sceshbatsar, Ciro aveva restituito tutti i vasi d’oro e d’argento che Nabucodònosor aveva portati via dalla casa del Signore, affinché fossero restituiti al loro dovuto servizio. Appena arrivato a Gerusalemme, il popolo dà in abbondanza offerte volontarie per promuovere l’opera di ricostruzione. E calcolò Geova con esat-tezza la restaurazione della sua adorazione a Gerusalemme? Ascoltate: La desolazione completa della patria dei Giudei per mezze di Nabucodònosor avvenne nel settime mese; settant’anni dopo nello stesso mese il ripristino dell’adorazione di Geova a Gerusalemme cominciò con la celebrazione della rallegrante festa delle capanne! Nel secondo mese del secondo anno del loro ritorno furono poste le fondamenta della, casa del Signore; quindi l’aria risuonò di grida di giubilo miste a pianti di gioia. -1:5-3:13.
Ma la ricostruzione non procedette senza opposizione. Le nazioni dei Gentili nella Palestina vennero con sleali offerte di assistenza; i loro tentativi di infiltrare una “quinta colonna” fallirono. L’astuzia si mutò in aperta opposizione. Persecuzione religiosa tormentò i costruttori del tempio per tutti i giorni di Ciro; una sordida campagna di lettere diffamatorie con accuse di sedizione furono inviate ad Artaserse, successore di Ciro, e gli fecero emettere un bando ufficiale contro l’opera di ricostruzione. La costruzione del tempio fu interrotta per circa sedici anni. (4:1-24) Geova reagisce suscitando i suoi profeti Aggeo e Zaccaria, i quali incitano Zorobabele e il sommo sacerdote Jeshua a riprendere i lavori malgrado di decreto dello stato politico. Il lavoro continua! -5:1, 2.
Gli avversari religiosi si appellarono di nuovo per lettera al re, che in quel tempo era Dario II. Con coraggio e fede i costruttori del tempio si tennero saldi per la loro libertà di adorazione e sostennero la legalità della loro opera riferendosi al decreto originale del re Ciro. Non era forse di regola che la legge dei Medi e dei Persiani non mutasse? In seguito a ciò il re Dario fece effettuare ricerche negli archivi dello Stato e il decreto del re Ciro fu trovato. “Lasciate continuare i lavori di quella casa di Dio”, fu la decisione del re Dario che pervenne ai furiosi nemici della libera ado-razione! Peggio ancora per loro, essi ricevettero l’ordine di fornire effettivo aiuto ai costruttori. Quattro anni dopo, nel sesto anno del regno di Dario, nel dodicesimo mese, Adar, il tempio fu completato. Una festa di dedicazione fu celebrata fra grande giubilo, e nel seguente mese di Nisan la Pasqua fu osservata nel tempio riedificato. -5:3-6:22.
Il racconto di Esdra sorvola quindi circa cinquantanni, per portarci al settimo anno del regno di Artaserse III. Esdra, sacerdote “versato nella legge di Mosè”, riceve un incarico che gli conferisce molta autorità per andare da Babilonia a Gerusalemme. Egli può accettare offerte volontarie per la spedizione e il servizio a Gerusalemme da chiunque nella provincia di Babilonia desideri contribuire, e qualsiasi Ebreo è libero di accompagnarlo. Il decreto provvedeva al sostenimento del tempio e dei suoi servizi, e stabiliva che quelli che servivano nel tempio fossero esenti dalle tasse nazionali. Contro qualsiasi oppositore sarebbe stato prontamente eseguito il giudizio. -7:1-28.
Da questo punto in poi nel libro il racconto viene fatto in prima persona: è Esdra che parla. Egli narra la riunione del suo gruppo presso il fiume Ahava, i tre giorni che vi furono accampati per l’ispezione finale, l'arruolamento dei Leviti e dei Nethinei. Il viaggio fu pericoloso, il cammino insidiato da numerosi nemici, e il rischio era notevolmente aggravato dalle ricchezze che si dovevano trasportare con la carovana. Tuttavia Esdra non volle appellarsi al re persiano per avere protezione. “Io mi vergognavo dì chiedere al re una scorta armata e de’ cavalieri per difenderci per istrada dal nemico, giacché avevamo detto al re: ‘La mano del nostro Dio assiste tutti quelli che lo cercano; ma la sua potenza e la sua ira sono contro tutti quelli che l’abbandonano’ “. (8:22) ESSI dovevano mostrare fede nel loro Dio, il loro vero Protettore. Dopo il digiuno e la preghiera, il groppo levò il campo e si diresse verso Gerusalemme. II viaggio di quattro mesi fio vigilato da Geova, e i rimpatriati arrivarono sani e salvi. (7:9; 8:15-36) Gli ultimi due capitoli di Esdra parlano della biasimevole condizione di molti degli Ebrei rimpatriati, fra i quali capi e sacerdoti, per aver sposato donne pagane, e narra come vi si sia posto rimedio.
Ora alcune osservazioni sul libro biblico di Esdra, nel terminare questa lezione. Esdra (nome che significa “l’aiuto”) è per divina ispirazione lo scrittore del libro, che fu scritto originalmente parte in ebraico e parte in aramaico. Le parti in aramaico sono 4:8-6:18 e 7:12-26. Nei tempi antichi i libri di Esdra e Nehemia furono copiati insieme in un solo rotolo, furono in seguito divisi dagli Ebrei e chiamati Primo e Secondo libro di Esdra, ma nelle Bibbie ebraiche moderne sono nominati come nella Versione Riveduta. L’Esdra di questo libro non deve essere confuso con l’Esdra che andò a Gerusalemme con Zorobabele, menzionato in Nehemia 12:1. Il periodo di tempo compreso nel libro di Esdra è di circa settantuno anni.